Dipendenza affettiva

Ma cosa si intende per dipendenza affettiva?

“Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.”

Donne che amano troppo – Robin Norwood.

«Lo amo da morire»,
«lo amo più della mia stessa vita».

Chi di noi non ha sentito queste frasi almeno un centinaio di volte?
Un tempo i francesi parlavano di amour fou (amore folle). Oggi gli anglosassoni parlano di love addiction; una cosa è certa: quando l’amore diventa ossessione che procura malessere piuttosto che benessere e serenità, non possiamo più parlare d’amore ma di “dipendenza affettiva”.

Nella fase iniziale di una relazione, durante l’innamoramento, una quota di dipendenza e fusione sono assolutamente normali: estremo coinvolgimento, i pensieri sono tutti rivolti al partner con il quale si desidererebbe trascorrere più tempo possibile.

Ma con lo stabilizzarsi del rapporto, questa “normale dipendenza” dovrebbe tendere, naturalmente, a diminuire. Una relazione equilibrata, infatti, è basata sulla reciprocità dove amare ed essere amati viaggiano sullo stesso binario.

Amare significa riconoscere l’altro, la sua identità, riconoscerne e rispettarne gli spazi, le distanze e i confini.

L’amore è sì fondato sulla generosità e l’altruismo, ma dovrebbe essere anche “sanamente egoistico”.

Dipendenza affettiva